La pandemia globale ha portato diversi soggetti politici e istituzionali a pensare a nuovi strumenti di sostegno ai consumi. Questi, che contano per i 2/3 del PIL nel nostro paese, sono stati duramente ridimensionati dal lockdown e rischiano di essere irrimediabilmente fiaccati dalla dura recessione che attraverserà il nostro Paese nei prossimi mesi.
Proprio questa necessità di rilancio dei consumi, e dunque di sostegno alle famiglie da un lato e alle imprese dall’altro, ha fatto sbocciare la nostra proposta, in un territorio, quello della provincia bergamasca, tra i più colpiti dall’emergenza sanitaria a livello globale.
Nella serata del 16 luglio è stata presentata, presso la sala Consiliare del Comune di Covo, a cittadini e commercianti, la proposta di una tokenizzazione di alcuni aiuti economici comunali. Questo utilizzo della blockchain, che consente di far circolare quelle che si configurerebbero come vere e proprie obbligazioni comunali, come crediti elettronici legati a un territorio e convertibili a data certa in moneta ufficiale, è stato lungamente e articolatamente teorizzato negli anni dal Professor Massimo Amato, dell’Università Bocconi, che ha contribuito in qualità di advisor al disegno di questo progetto.
Il piano, che sarà implementato nei prossimi mesi dall’amministrazione comunale di Andrea Capelletti grazie ai servizi della ScalingParrots di Alessandro Ricci mira a sostenere i consumi locali affinché si traducano in entrate locali per gli imprenditori del territorio.
Questa forma di politica economica, lungi dall’essere meramente localista, aspirerebbe a un allargamento e a un ripensamento delle modalità di cartolarizzazione e circolazione del debito in vista delle novità tecnologiche di cui la nostra generazione beneficerà.
In termini pratici, il Comune stanzierà una quantità di euro in un fondo contabile, a cui corrisponderanno, con un cambio fisso e immutabile a 1:1 dei token che, accreditati su una card in possesso dei destinatari primi dell’aiuto economico, saranno usati da questi come perfetti sostituti dell’euro all’interno di una comunità in cui tutti i cittadini, commercianti e no, possiedono un wallet digitale sulla blockchain.
In questo framework, il Terzo settore potrà essere un banco di prova privilegiato e attirare a se diversi utilizzi di questi token. Le associazioni di volontariato, così come i centri di accoglienza, potrebbero difatti ricevere una parte dei loro fondi in token legati al territorio, con un effetto di sostegno al welfare e di integrazione accelerata. Stimoli fiscali in token, qualora ben congegnati, avrebbero un doppio vantaggio rispetto agli euro per quanto riguarda la loro capacità di integrare le persone nella comunità. In primo luogo, essendo legati al territorio, porterebbero il possessore alla frequentazione fisica, sociale ed economica del territorio, in secondo luogo l’articolazione di una doppia norma per la convertibilità di queste obbligazioni in euro (60 giorni per i commercianti, 1 anno per altri utenti) ne accelererebbe la circolazione e le renderebbe uno strumento particolarmente utile per la distribuzione di beni e servizi alle fasce più emarginate o deboli della popolazione.
Il progetto, che può essere inteso come “pilota”, ha l’ambizione di poter riscrivere una parte delle competenze e del potere economico degli enti locali, e di poter definire un nuovo paradigma, tecnologico, che leghi la moneta alla sua spendibilità e il debito alla sua possibilità di avere effetti espansivi.
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