Da città rurale a metropoli con 15 milioni di abitanti, da villaggio di pescatori a nirvana tecnologico per le startup di hardware nel mondo: la città cinese di Shenzhen sembra viaggiare e crescere alla velocità di 350 kilometri orari, proprio come il treno XRL espresso Jingguangshengang che in soli 15 minuti renderà possibile andare da Hong Kong a Shezhen o viceversa.
Alla fine degli anni ’70 la Cina stava ancora scontando i postumi delle disastrose politiche del regime comunista di Mao, a cui sono da imputare circa 45 milioni di morti per lavoro forzato o fame. Nel 1979, tuttavia, Deng Xiaoping, politico cinese e artefice del “socialismo con caratteristiche cinesi”, teoria che mirava a giustificare la transizione dall’economia pianificata a un’economia aperta al mercato, ma comunque supervisionata dallo stato nelle prospettive macroeconomiche, attuò un audace esperimento economico sfruttando il “capitalismo” come ingrediente per rivitalizzare la stagnante economia cinese dell’epoca e fece nascere le SEZ (zone economiche speciali), rendendo cosí attraenti per le compagnie straniere alcune città, come per l’appunto Shenzhen, e alcune regioni cinesi, offrendo incentivi fiscali, regolamenti flessibili e abbassando le tariffe.
L’atmosfera a Shenzhen ricorda quella precedente al boom di Internet alla fine degli anni ’90: ci sono molta eccitazione e numerose offerte. Shenzhen ha un ecosistema completo che contiene tutto il necessario per tutte le fasi della produzione di componenti elettronici in un unico luogo; ovunque si guardi c’é impresa: all’interno dei mercati dell’elettronica di Huaqiangbei, ad esempio, ogni stand su tutti i 10 piani rappresenta una fabbrica da qualche parte nel megalopoli del delta del Fiume delle Perle del sud della Cina.
Come afferma Eric Pan, il fondatore di Seeed Studio[1], “A Shenzhen, si ha tutto il necessario per trasformare uno schizzo su un tovagliolo in 100.000 smartwatch, luci per bici o droni, tutti spediti ad Amazon o ad Argos in tempo per Natale. Gli imprenditori hi-tech hanno un’idea, costruiscono un prototipo, realizzano un video promozionale convincente e poi lo pubblicano su Kickstarter. Se l’idea prende fuoco, i fondatori potrebbero ritrovarsi con poche centinaia di migliaia di dollari in banca, un prototipo e una miriade di clienti entusiasti da soddisfare.”. Questa grande potenzialità ha trasformato la città in in un palcoscenico per grandi aziende high-tech, start-up emergenti e innovatori indipendenti provenienti da tutto il mondo che cercano di ottenere le loro cose nel modo più efficiente possibile. Giganti della tecnologia come Huawei, ZTE e Tencent hanno tutti avuto il loro inizio qui, e molte altre aziende sembrano essere in aumento; le stesse Google, Apple e Facebook hanno acquistato tutte le società di hardware con valutazioni da miliardi di dollari dando cosí a Shenzhen la speranza di diventare la “Silicon Valley” delle start-up di hardware mondiali.
La grande occasione per l’industria elettronica di Shenzhen è arrivata con la popolarità globale del cellulare: nel 2003, Nokia e Motorola erano i re indiscussi del mercato,producevano un prodotto che era quasi universalmente considerato premium e lo vendevano a prezzi elevati. I produttori di Shenzhen, essendo in grado di progettare a budget ridotto, produrre e spedire i loro telefoni in tutto il mondo in modo molto più economico, hanno ridotto la presa sul mercato di questi due giganti rendendo i cellulari accessibili a una fascia molto più ampia di persone.
Shenzhen ha una rete decentralizzata, quasi sotterranea, di decine di migliaia di fabbriche e case di design che sono state soprannominate “shanzhai” per i loro metodi commerciali. La parola shanzhai, il cui significato é quello di “copiare” o “parodiare”, ha iniziato a diffondersi poco prima delle Olimpiadi di Pechino del 2008 con una sfumatura denigratoria nei confronti dei produttori cinesi dei beni knock-off. Questa traduzione non è tuttavia esattamente accurata. Shanzhai rappresenta infatti un ecosistema collaborativo di produttori che semplicemente riproducono tutto ciò che vende e lo fanno il più rapidamente possibile. Questo é possibile poiché tutti i progetti, gli elenchi materiali, i metodi di produzione sono tutti condivisi, nella completa violazione di ogni diritto relativo alla proprietà intellettuale. La pratica dello shanzhai non è tuttavia interamente ed esclusivamente basata sulla copia e la sotto-quotazione, in quanto anche la migliore replica di un iPhone ha spesso elementi interni o processi di produzione che sono spesso estremamente innovativi. Nel giro di pochi anni, inoltre, lo shanzai in Cina é riuscito a trasformarsi nella produzione di telefoni originali, segnando cosí il passaggio da una fase “made in China” a una “created in China”, ed é proprio in questa cultura che sono nate compagnie di successo come la Xiaomi. Non c’é dunque da stupirsi se l’Economist ha definito Shenzhen come “il miglior posto al mondo per l’innovazione di hardware”.
Il 90% dell’elettronica mondiale viene fabbricato a Shenzhen. Con decine di migliaia di fabbriche, 5.000 integratori di prodotti e migliaia di case di design, questa città è diventata un punto di riferimento nevralgico per tutto ciò che consiste in circuiti, chip, LED e touchscreen. A leggere queste cifre sembra quasi possibile credere che, a Natale, Babbo Natale non faccia confezionare i regali da elfi magici al Polo Nord, bensí che raccolga il contenuto di tutta la lista dei doni in un gigantesco complesso di produzione , come potrebbe benissimo essere il parco industriale di Shenzhen, e li carichi su una delle navi porta-container che esce ogni secondo dai porti di Hong-Kong e Shenzhen.
La città di Shenzhen, che ospita il 20% dei PhD cinesi, non solo produce ben il 30% del PIL del paese ma conta anche il piú alto numero di proprietari di imprese di tutta la Cina: il capitalismo, l’ingrediente di Deng Xiaoping, sembra aver funzionato.
[1] Seeed è l’attivatore hardware IoT che fornisce servizi che consentono ai produttori di realizzare i loro progetti e prodotti. Grazie alla collaborazione con i fornitori di tecnologia dall’hardware al cloud, Seeed offre un’ampia gamma di piattaforme hardware e moduli di sensori pronti per essere integrati con le piattaforme IoT esistenti. Con l’ampia e flessibile catena di fornitura di Shenzhen, Seeed offre anche servizi di personalizzazione e produzione agile, che vanno da una singola unità a oltre 10.000 unità. Seeed serve il mercato globale dal suo quartier generale a Shenzhen, in Cina, con filiali negli Stati Uniti e in Giappone.
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