La notizia tanto attesa dai greci è arrivata: il 22 giugno 2018 l’Eurogruppo, alla presenza di Christine Lagarde, ha sancito che il Paese ha soddisfatto tutti i prerequisiti della quarta valutazione annuale della Troika. Quello che finirà il 20 agosto sarà l’ultimo dei memoranda, i pacchetti di misure da approvare in cambio del bailout.
Il premier Alexis Tsipras, che ora annuncia trionfalmente che “la Grecia svolta pagina”, viene acclamato da molti come salvatore della patria e icona, con il collega portoghese Antonio Costa, di una nuova sinistra europeista radicale. L’ottimismo è alle stelle, ma la realtà suggerisce prudenza: il Paese rimane sotto sorveglianza e i dati dell’ELSTAT (l’ente statistico greco) mostrano una ripresa debole, con molti indicatori ancora lontani persino dall’era pre-Tsipras.
L’unica certezza è che l’“austerità” non è finita. Il governo si è infatti impegnato a un avanzo primario di almeno il 3,5% fino al 2022, e in media del 2,2% dal 2023 al 2060. L’accordo prevede perciò alcune “clausole di irreversibilità” delle riforme attuate e il rispetto degli impegni presi con la Troika, fra cui alcuni contestatissimi tagli alle pensioni, la revisione delle soglie di esenzione fiscale e l’allineamento dei valori delle tasse di proprietà, fra cui l’ENFIA (l’imposta unica sulla proprietà immobiliare), a quelli di mercato entro metà 2020. Per finire, in agosto la Troika non lascerà definitivamente la Grecia ,ma continuerà ad effettuare quattro valutazioni annuali potendo chiedere all’Eurogruppo nuove misure in caso di deviazione dagli impegni.
L’economia greca, comunque, appare ancora debole. Innanzitutto, restano ancora i controlli di capitale imposti nei frenetici giorni del referendum del 2015, sebbene il limite sui prelievi sia stato recentemente innalzato da 2300 a 5000 € al mese. A destare preoccupazioni, però, è soprattutto il comunicato stampa del 5 Marzo 2018 dell’ELSTAT sulla performance economica del 2017. Come evidenzia l’articolo uscito il giorno successivo su Kathimerini, il principale quotidiano ellenico, la ripresa è ancora anemica. Il tasso di crescita del PIL nel 2017 si è fermato all’ 1,4%, smentendo sia le più recenti previsioni di un +1,6% sia, soprattutto, l’obiettivo del 2,7% del bilancio di previsione per il 2017. Anche per quest’anno la Commissione europea prevede una crescita dell’1,9% contro il 2,5% del bilancio di previsione 2018. È vero che per la prima volta dal 2007 la crescita supera l’1%, ma la media dell’Eurozona è ancora lontana.
Figura 1: Fonte World Bank
Figura 2: Fonte Eurostat
Soprattutto i consumi preoccupano gli economisti: nell’ultimo trimestre 2017 quelli delle famiglie sono diminuiti di un ulteriore 1%, e l’indice complessivo su base annuale si ferma a +0,1%, pur registrando una crescita positiva per la prima volta dal 2009.
Figura 3: Fonte ELSTAT
Anche la crescita del 9,6% degli investimenti non è esente da criticità. Come evidenzia sempre su Kathimerini il capo economista della Confindustria greca Michalis Masurakis, il traino sono i trasporti, in particolare per quanto riguarda turismo e logistica. Il settore delle costruzioni, tipicamente pro-ciclico, non vede la luce in fondo al tunnel: lo scorso anno gli investimenti sono calati dell’8.8% per le abitazioni e del 5,4% negli altri ambiti. Il +21% nella dotazione di macchinari nel quarto trimestre del 2017 è notevole, ma la media annuale si ferma a un più modesto 5,2%. Nemmeno il record del valore delle esportazioni dal 2004 ad oggi, con una crescita del 13,4% tra 2017 e 2016, permette a Tsipras di stappare lo spumante: contemporaneamente anche le importazioni sono aumentate del 13,8% e la bilancia commerciale (da sempre negativa) è crollata del 14,5%. Per quanto riguarda la disoccupazione, gli ultimi dati di marzo 2018 sono positivi: essa si attesta al 20,5% contro il 22,7% dello stesso mese del 2017.
Figura 4: Fonte ELSTAT
Un confronto 2014-2017, utilizzando le serie storiche di PIL e occupazione, completa la valutazione sull’ultimo triennio di governo. Non dimenticando la tempesta finanziaria del 2015, è possibile notare che gli indici di produzione di beni e servizi, valore aggiunto lordo e consumi registravano nell’ultimo anno pre-Tsipras valori superiori al 2017, come la formazione di capitale lordo, che però mostra una ripresa trainata dalla formazione di capitale fisso (ossia la differenza fra investimenti e cessioni in asset fisici). Gli occupati sono aumentati, ma non le loro retribuzioni: l’occupazione è cresciuta in settori come informazione e comunicazione, attività scientifiche, professionali e tecnologiche, commercio e riparazioni, manifattura, energia e attività estrattive e PA, calando invece in agricoltura, attività finanziarie e costruzioni.
Figura 5: Fonte ELSTAT
Il quadro finale è a luci ed ombre: certamente l’economia greca mostra segni di ripresa, ma le criticità rimangono evidenti e la crisi non è certo alle spalle. La Grecia appare comunque destinata a un lungo periodo di politiche restrittive e Tsipras non può dormire sonni tranquilli, anche perché in vista delle nuove elezioni del 2019 l’ombra del centrodestra di Kyriakos Mitsotakis incombe minacciosa.
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