Abstract
Uno dei pilastri del settore degli investimenti risiede nell’esortazione a diversificare il portafoglio. Con questa espressione si intende genericamente il cauto atteggiamento da parte dell’investitore nel selezionare gli ambiti in cui collocare il proprio denaro, prestando attenzione a non compiere tale operazione in un unico ramo ma ad ampliare il ventaglio dei luoghi di investimento.
Tra questi assume una posizione di tutto rispetto, per prestigio nonché per portata di denaro, il mondo delle opere d’arte e della loro compravendita, che in questi decenni è stato in grado di attrarre un pubblico di investitori sempre più numeroso, facoltoso e persino giovane. Le motivazioni per cui si manifesta un simile fenomeno sono da ricercarsi presso livelli differenti, che sovente oltrepassano gli aspetti prettamente economico-finanziari, seppur tenuti in alta considerazione.
È bene precisare in primo luogo che esistono due tipologie di mercati artistici, uno si dice primario l’altro secondario. Il mercato primario è quello caratterizzato dalla vendita delle opere direttamente da parte dell’artista, che non si avvale pertanto di nessuna mediazione tra sé e l’acquirente. Il secondo mercato, quello più esteso e sfaccettato, è composto da un elevato numero di gallerie, case d’asta (partendo dai due leader mondiali Christie’s e Sotheby’s fino ad arrivare alle istituzioni minori e “locali”) e dagli intermediari di altra natura, che si occupano in qualità di terzi della compravendita. Da questa breve summa non sembra difficile formarsi un’idea della complessità delle strutture che di tale ambito partecipano, rendendo l’ambiente in costante cambiamento e sempre vivo e proponendo al pubblico una vasta gamma di possibilità tanto per vendere quanto per acquistare.
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