Mert Serin ha 23 anni ed è fresco di laurea in ingegneria informatica. Nonostante sia nato a Smirne, Mert ha studiato nella capitale Ankara e vive nella città di Adana (una delle più importanti città turche vicine al confine siriano). Con lui cercheremo di capire cosa è successo in quel famoso giorno di metà luglio e che futuro vede per sé e per la sua generazione un giovane e istruito ragazzo turco.
Tutti noi sappiamo cosa è successo lo scorso 15 luglio, ma tu ci potresti spiegare come si è arrivati a questa situazione?
In verità non è un discorso semplice e per contestualizzare adeguatamente la situazione bisogna tornare indietro fino all’Impero Ottomano. A partire dal XIV secolo la Turchia e le terre vicine erano governate da una sorta di teocrazia dai vari sultani che si sono susseguiti nei secoli. Fino alla Rivoluzione Francese il loro potere era totale e incondizionato, ed era ovviamente sia politico che culturale. Dopo la Rivoluzione, però, lentamente sono cambiate le carte in tavola: le innovative idee democratiche francesi arrivarono sin qui ed iniziarono a minare il potere di questi sultani, tant’è che un Parlamento, anche se fantoccio, venne concesso alla popolazione prima che questa potesse dare vita ad importanti sommosse popolari. Nonostante ciò l’attenzione popolare si focalizzò soprattutto non sulla svolta apparentemente democratica del Paese, quanto su altre Nazioni occidentali quali Inghilterra, Francia, ma anche Italia e Grecia, che esercitavano un’importante pressione politica e fiscale sull’Impero. L’odio della popolazione verso questi Paesi crebbe sempre più e, anche trascinati da questo sentimento, entrammo in guerra nella Prima Guerra Mondiale contro tutti loro. Dopo la sconfitta una violenta “Guerra civile d’Indipendenza” sconvolse la Nazione dal 1918 al 1923 e portò al comando Kemal Ataturk. Lui è stato colui che ha completamente cambiato la Turchia, trasformandola in uno Stato estremamente liberale e moderno; giusto per darvi un’idea di cosa ha raggiunto ti informo che: ha cambiato radicalmente l’alfabeto, cambiandolo da quello arabo a quello romano (con un incremento del tasso di alfabetizzazione dal 2 al 94% in poche decadi), ha dato il diritto di voto alle donne (prima di ogni altra Nazione europea) e ha iniziato un imponente processo di laicizzazione dello Stato, abbandonando le politiche teocratiche che avevano governato la Turchia per troppo tempo, convertendo definitivamente la Turchia in una Repubblica. Sfortunatamente la sua morte prematura e il successivo abbandono della vita politica da parte del suo amico e partner politico İsmet İnönü causarono un periodo di forte instabilità nella seconda metà del ‘900, con ben tre golpe nel 1960, 1971 e 1980 che cambiarono radicalmente il Paese. Specialmente l’ultimo fu di grandissimo impatto, tant’è vero che vennero sciolti i partiti di allora e venne abolito il Senato, con la Turchia che per tre anni ha vissuto sotto una sorta di governo militare. Nonostante nel 1983 si fosse tornati a una situazione di democrazia, ormai molti politici erano stati costretti ad abbandonare la vita politica. Queste persone, taciute in seguito al golpe dell’80, rimasero in silenzio per anni, fino all’arrivo di Erdoğan. Divenuto sindaco di Istanbul, fu estremamente aiutato durante la sua ascesa al potere da questi ex-politici ormai lontano dai riflettori, ed è anche grazie a loro che divenne Primo Ministro nel 2003. Come ben saprai divenne addirittura Presidente nel 2014, ma prima che ciò avvenisse diciamo che ci fu qualche “malumore” interno al suo partito, tant’è che nel 2011 alcuni dei suoi vecchi alleati fondò lo “Stato Parallelo” come lo chiama lui.
Cos’è lo “Stato Parallelo”?
È l’organizzazione che Erdoğan accusa di aver organizzato il golpe di luglio. Si crede che questa organizzazione sia formata da alcuni militari e da vecchi alleati del Presidente che seguono la leadership di Fethullah Gülen: un imam e sostenitore di Erdoğan della prima ora. Il loro rapporto si è però deteriorato quando tra il 2011 e il 2013 alcuni scandali di corruzione colpirono l’AKP, causando degli scontri intestini al partito fra i sostenitori dei due carismatici politici. Adesso Gülen vive in Pennsylvania, negli USA, con lo status di rifugiato politico e con il governo americano che si rifiuta di accettare le richieste turche di estradizione.
Quindi quali sono state le tue prime impressioni quando avvenne il golpe? E credi che se i militari avessero vinto la Turchia adesso sarebbe un posto migliore?
Onestamente, sin dai primi minuti, questo golpe mi è sembrato strano. Tutti noi abbiamo capito che si trattava di un colpo di Stato disorganizzato e di proporzioni decisamente inferiori a quelli che ti ho descritto prima quando abbiamo notato alcuni dettagli: prima di tutto il ponte sul Bosforo era bloccato solo da un lato, tant’è che la gente non poteva raggiungere la parte europea, ma poteva lasciarla per raggiungere quella asiatica, il che è strano. Poi anche ciò che è successo a Marmaris, la città marittima sul Mediterraneo in cui Erdoğan era in vacanza è, diciamo, “particolare” considerato il contesto: infatti i militari “traditori” hanno bombardato il Parlamento prima di cercare di catturare e uccidere il Presidente che, ovviamente, appena saputo la notizia è stato in grado di abbandonare la città senza problemi. Inoltre i militari hanno anche occupato solo una delle tv turche, quindi mentre solo una era occupata tutte le altre stavano trasmettendo in diretta, parlando addirittura con Erdoğan stesso tramite quella famosa chiamata su “Facetime”! Quello che voglio dire è che i militari che hanno partecipato al tentato golpe non solo non sono stati in grado di occupare tutte le televisioni (che vi assicuro non sono infinite), ma non sono neanche riusciti a bloccare un ponte su due lati o coordinare un’azione unica per catturare il Presidente prima che venisse a sapere che il colpo di Stato era già cominciato. C’è anche da dire che comunque il numero di militari che hanno tentato il golpe era esiguo rispetto alle dimensioni totali dell’esercito (per darvi un’idea delle dimensioni vi dico che quello turco è il secondo esercito per fanteria dei Paesi Nato, secondo solo agli Stati Uniti).
Rispondendo alla seconda domanda ti dico invece che non sono sicuro di quanto le cose con Gülen e i suoi sostenitori sarebbero state migliori: loro ed Erdoğan sono semplicemente due facce della stessa medaglia. Infatti entrambi condividono un’ideologia politica caratterizzata dal “Neo-Ottomanesimo” e da una “Islamizzazione” del Paese, volendo completamente distruggere il processo di laicizzazione che Kemal Ataturk portò avanti con tanta fatica e che ha reso la Turchia il Paese che è oggi. Si potrebbe dire quasi che sia Erdoğan che Gülen vogliano rifondare l’Impero Ottomano.
In che cosa Erdoğan è diverso da Ataturk?
In verità in tutto. Ataturk è il leader che ha reso la nostra Nazione moderna e democratica, lasciando da parte la religione e i fanatismi; Erdoğan vuole creare una Nazione fondata sull’Islam. Ataturk rappresenta il laicismo e il progresso scientifico, che è causa e conseguenza di menti libere; Erdoğan rappresenta niente più di un’ideologia. Ataturk ha instaurato in tutti i turchi un forte senso di appartenenza alla Patria e insegnato l’importanza della pace dopo una guerra mondiale e una civle; Erdoğan sta coltivando odio verso tutti coloro che sono diversi da lui e dai suoi seguaci, quindi anche verso altri turchi musulmani.
Credi che questo golpe sia stato finto e pianificato da Erdoğan stesso?
Onestamente no. Ho letto molti articoli di testate giornalistiche occidentali che affermavano che Erdoğan aveva organizzato questo finto golpe, ma non credo proprio che sia questo il caso.
Perché?
Perché sfortunatamente Erdoğan è stato eletto democraticamente e non deve provare nulla a nessuno: il suo potere è riconosciuto dalle leggi e dalla Costituzione ed è stata la popolazione turca a sceglierlo. La maggior parte dei voti li ha ricevuti dalla parte orientale della Nazione, dove il sentimento religioso è più acceso; in più lui è indubbiamente un leader molto carismatico, e per questo chi l’ha votato lo ha fatto perché vede in lui un leader ideale. Quindi nessuno può dirgli niente, in quanto sono state le persone a sceglierlo. Lui è la prova vivente che la democrazia ha dei limiti enormi, e non è altro che “il meno peggio”, come Churchill disse. Sono onestamente convinto che siano stati Gülen e i suoi seguaci a organizzare il colpo di Stato, sperando forse in una reazione a catena che avrebbe finito per indebolire notevolmente il suo potere.
Wow, è una situazione estremamente complicata. Vorrei finire chiedendoti solo più che futuro vedi per un ragazzo giovane e istruito come te in Turchia.
Ovviamente non ne vedo uno particolarmente roseo! (Ride). Gli studenti qui sono troppo coinvolti nella situazione politica attuale e non sono in grado di potersi concentrare solamente su ciò che devono fare, e cioè studiare. L’anno scorso sono esplose ogni mese numerose bombe in giro per la Nazione uccidendo molti civili; la Turchia confina con la Siria (e in particolare la mia città è estremamente vicina al confine), dove la situazione è malauguratamente ancora più calda che qui, e siamo estremamente preoccupati dal fatto che tale situazione possa migrare anche dentro i nostri confini. Il nostro non è più un Paese tranquillo e ogni giorno c’è qualcosa di nuovo di cui dobbiamo preoccuparci e che distoglie la nostra attenzione dai nostri studi e dal lavoro. Inoltre, appena finiamo l’università, ci troviamo proiettati in un mondo che non è concentrato sulla crescita della Nazione e dei suoi cittadini, senza offerte di lavoro competitive e con persone che stanno tornando culturalmente indietro di secoli. È quindi anche per la nostra sicurezza che tutti noi vediamo il nostro futuro lontano da qui.
Un sentito grazie a Mert Serin per quest’intervista e per la sua disponibilità.
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