Come essere più liberi significhi essere più ricchi

Il Fraser Institute ha recentemente pubblicato un rapporto che vuole indagare la libertà economica a livello globale. Sono moltissime le informazioni interessanti che vi si leggono, e può essere utile delineare un quadro generale.

Questo rapporto annuale contiene sempre una classifica dei Paesi in ordine di libertà economica. L’indice viene costruito attraverso un’assegnazione di punti che dipende da diversi criteri: l’impatto dello Stato nell’economia, la tassazione, la libertà d’impresa, la protezione dei diritti di proprietà, la validità dei contratti, l’inflazione, gli scambi internazionali, il mercato del lavoro e del credito e così via.

I primi due posti sono occupati da Hong Kong e Singapore. In seguito abbiamo Nuova Zelanda, Svizzera, Emirati Arabi, Mauritius, Giordania, Irlanda, Canada e Gran Bretagna. Curiosamente, gli USA sono soltanto sedicesimi, la Germania ventinovesima e la Francia settantesima, perfino dopo la nostra Italia, che si aggiudica già il triste sessantottesimo posto. L’ultimo Paese in classifica è il Venezuela, di poco preceduto da Paesi come il Zimbabwe, l’Algeria, la Libia, la Siria, ma anche l’Argentina. Ecco un grafico che prende in considerazione l’Index of Economic Freeedom prodotto dall’Heritage Foundation:

 

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La libertà economica è certamente un tema complesso e soprattutto molto politicizzato. Tuttavia, sembra fondamentale in un momento storico nel quale si assiste al disfacimento totale del Venezuela, ultimo Paese in questa classifica, riflettere su questo argomento nella maniera più oggettiva possibile. Certamente i dati e le analisi empiriche necessitano di riflessioni approfondite, ma possono costituire un punto di partenza importante per poter mettere da parte schemi teorici che talvolta non trovano corrispettivo nella realtà.

Dal rapporto emerge molto chiaramente la relazione positiva (la correlazione è pari a 0.61) tra benessere e libertà economica. Le nazioni nel quartile più alto della classifica avevano un PIL pro capite medio di 38.601$ nel 2012, mentre quelle del quartile inferiore avevano un PIL di 6.986$. Inoltre, il reddito medio del 10% più povero delle persone risiedenti nelle nazioni più libere economicamente è del 50% più alto del reddito medio di tutti i risiedenti (non soltanto i più poveri) nelle nazioni meno libere. Anche i tassi di povertà sono nettamente più bassi nei Paesi più liberi: troviamo un’intensità dello 0.07 nei Paesi considerati “Mostly or Moderately free”, e dello 0.22 nei Paesi “Mostly Unfree and Repressed”.

 

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Dai dati si nota come i Paesi con maggiore libertà economica siano anche quelli che mostrano performance economiche migliori a livello di crescita del PIL e a livello di innovazione. La correlazione con l’innovazione è addirittura dello 0.74.

 

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La libertà economica sembra andare a braccetto non soltanto con misure strettamente economiche, ma anche con altre caratteristiche fondamentali per la qualità della vita. I Paesi più alti nella classifica dell’”Index of Economic Freedom” sono quelli che godono di un human development in generale decisamente maggiore.

Possiamo considerare misure come l’educazione, il capitale umano, ma anche il dinamismo degli imprenditori e le opportunità di creare imprese. Nel quartile più alto l’aspettativa di vita si aggira attorno agli ottanta anni, decisamente oltre quella dei Paesi nel quartile più basso, che ammonta a 63 anni. Anche qui, i grafici parlano da soli:
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È di importanza massima notare come i sistemi liberali offrano ai cittadini il potere di esercitare il proprio controllo sulle loro vite quotidiane, e come questo si rifletta sul loro potere politico e sulla qualità delle democrazie. Giocano un ruolo fondamentale l’incoraggiamento all’iniziativa individuale ma anche la valorizzazione della classe media, spesso favorita da sistemi di questo tipo. La correlazione positiva tra la libertà economica e la democratizzazione e il progresso sociale dei Paesi è palese:

 

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Clark e Lawson nel paper “The Impact of Economic Growth, Tax Policy and Economic Freedom on Income Inequality”, pubblicato nel 2008, hanno dimostrato due dati molto interessanti: da una parte, come la tassazione progressiva incrementi l’uguaglianza in termini di reddito, e dall’altra, come anche misure di libertà economica come i diritti di proprietà privata, l’apertura dei mercati agli scambi internazionali e così via siano anche loro fortemente correlate all’uguaglianza.

Tutte queste misure di benessere, economico e non solo, mostrano un quadro molto chiaro. I Paesi che hanno adottato sistemi di libero mercato, con economie supportate da legislazioni efficienti, e che si sono aperti al flusso di beni, servizi, persone e capitali, hanno potuto partecipare ad un’era di globalizzazione che ha generato un incredibile incremento degli standards di qualità della vita. E, secondo il Fraser Institute, questo risultato rimane vero anche per i Paesi che sono partiti da condizioni più svantaggiate.

 

 

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