Come Clash of Clans e Candy Crash hanno ucciso Angry Birds

In Scandinavia la vita non deve essere entusiasmante, del resto non credo che i lunghi inverni del Nord siano il massimo del divertimento per i poveri biondi che li vivono. E quindi cosa si fa quando fuori ci sono 30 gradi sotto lo zero? O si beve, o si gioca ai videogiochi. Per oggi non consideriamo i primi e concentriamoci invece sui vichinghi nerd.

Tralasciando il mitico Markus Alexej Persson, nerd svedese creatore del leggendario Minecraft, venduto poi a Microsoft per la modica cifra di 2,5 miliardi di dollari, nel 2003, nella fredda Helsinki in Finlandia, Niklas Hed, Jarno Väkeväinen e Kim Dikert fondarono la Rovio Entertainment, meglio conosciuta come l’azienda di videogames per dispositivi mobili creatrice nel 2009 dell’epico Angry Birds. Il successo del gioco è stato di proporzioni bibliche: ben otto capitoli della saga (di cui uno giocabile su Play Station 3 e Xbox 360) che hanno ampiamente superato il mezzo miliardo di download, una serie animata di 52 episodi e un film in arrivo nel 2016, oltre ai milioni di gadget, dai peluche alle magliette, venduti in tutto il mondo.

Il gioco è probabilmente noto ai più, ma per amor di cronaca vi riassumo brevemente in cosa consiste: bisogna lanciare uccelli con una fionda e colpire dei maiali che stanno su delle piattaforme poco lontano. Punto. Nulla che richieda uno sforzo mentale particolarmente grande, sarà anche per questo che ha avuto tanto clamore. Nonostante però una trama semplice, un successo planetario e un fatturato di 77 milioni di euro nel 2012, le cose hanno iniziato ad andare male. La perdita l’anno successivo è stata notevole con profitti pari a 36 milioni di euro, fino a raggiungere un minimo nell’esercizio del 2014, con appena 17 milioni di euro di profitti.

Perché dunque la mitica saga di Angry Birds ha avuto un crollo così esagerato? In prima istanza bisogna tenere presente la bassa innovazione che hanno avuto i capitoli della saga: tanti giochi sempre uguali suscitano, alla lunga, un basso interesse in un mercato alla costante ricerca di novità. Secondo punto, la cattiva gestione del freemium: con tale termine si definiscono le app che vengono scaricate gratuitamente, ma dove si possono ottenere pacchetti extra solo in seguito a pagamenti reali. Angry Birds ne ha abusato, impostando tutte le novità a pagamento. Il terzo punto è intimamente legato al secondo: è qui che infatti spuntano gli altri vichinghi nerd, i finlandesi – pure loro – della Supercell: azienda di Helsinki – sempre lì – fondata nel 2010, anch’essa produttrice di videogiochi per devices mobili, che ha fatto della gestione delle app freemium il suo punto di forza. La loro creazione del 2012 Clash of Clans, gioco di strategia bellica presente su centinaia di milioni di dispositivi in tutto il mondo (compreso il mio) ha permesso all’azienda finlandese di classificarsi in testa alla classifica dei download del 2014. Non solo: Supercell ha prodotto e sviluppato altri due giochi di enorme successo: Hay Day e Boom Beach che non hanno fatto altro che consolidare la posizione di primato nel settore dell’azienda. Ma non solo Clash of Clans ha superato con distacco Angry Birds per numero di download nell’ultimo anno: ancheCandy Crash Saga, gioco di puzzle sviluppato dall’azienda inglese King, in principio nato per esclusivamente per essere utilizzato su Facebook, divenuto poi nel 2013 l’app più scaricata in assoluto dall’App Store di IOS.

Il successo di queste due ultime app è dato forse anche un po’ dall’arroganza di Angry Birds: sicuri di essere i padroni del mercato delle app, i manager di Rovio hanno deciso di mettere a pagamento interi pacchetti di gioco, non disponibili altrimenti; cosa diversa è quella che hanno deciso King e Supercell, infatti i loro giochi sono interamente giocabili “for free”, e solo degli “aiutini” sono a pagamento.

Si prevedono dunque tempi bui per la Rovio, il cui trend negativo può essere salvato, a meno di clamorose sorprese, esclusivamente dal film che uscirà nelle sale in tutto il mondo nel 2016, prodotto e distribuito da Sony e Columbia Pictures, e che vi invito caldamente a non andare a vedere a meno che non desideriate apparire al mondo come vegetali dall’encefalogramma piatto. E se avete tempo da perdere scaricatevi Clash of Clans, non ve ne pentirete.

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